A proposito della Nuova Stazione Termini a Roma

Palinsesto Urbano

Se Parigi è città di cultura, Los Angeles di movimento, New York di cosmopolitismo, Roma è la città della storia. Tremila anni quasi ininterrotti di trame urbane si presentano contemporaneamente, come se fossero scritti su un palinesto: su quelle pergamene medievali, cioè, in cui ogni nuovo scrittura si sovrappone senza cancellare completamente i testi precedenti. Insomma Roma è la città della storia non solo perché è una delle più antiche e certo la più ricca di testomonianze ma perché i suoi strati convivono l'uno con l'altro e molte volte a volte si costruiscono letteralmente uno su l'altro con una idea di sezione continua e stratificata che è un'arma di progetto per i suoi migliori progettisti.

Ora l'edificio contemporaneo più efficace per capire Roma come palinsesto urbano è proprio la Stazione Termini, la cui recente inaugurazione (la terza della sua storia), ci consente alcune osservazioni. La Stazione Termini che conoscevamo era stata inaugurata da Luigi Einaudi nel 1950 ed era il frutto di due fasi. La prima, la cui costruzione iniziò nel 1938 per essere inaugurata per l'E42, era stata concepita dall'architetto più influente delle ferrovie (Angiolo Mazzoni) come un intrigante collage di pezzi in cui trovavano contemporaneamente posto le due più importanti espressioni artistiche dell'Italia del primo Novecento. Iniziava infatti con pezzi e assemblaggi di chiaro sapore Futurista a contatto delle mura aureliane e proseguiva nel suo lungo percorso verso piazza dei Cinquecento con la cadenza ritmica e l'astrazione cara a Giorgio de Chirico e alla Metafisica. La progressione sarebbe dovuta terminare con una tronfia facciata che non fu realizzata per l'arrivo della guerra. Il concorso del 1947 permise di completare l'opera con una nuova e splendida soluzione per la testata rimasta incompleta. Si trattava di una scatola pura, la "galleria di testa", che apriva lateralmente la stazione alla città, di un prisma astratto che si impennava verso l'alto solcato da secche asole, e soprattutto di una dinamica pensilina a doppia curvatura che indirizzava il visitatore verso le terme di Diocleziano e il centro città.

Nel suo percorso lungo più di un chilometro e mezzo la Stazione Termini inglobava o si scontrava così con le mura repubblicane, con resti medievali, con archi e bastioni, con la splendida tardo romana Minerva Medica, per finire sulla Porta Maggiore. Era allo stesso tempo futurista, metafisica, razionalista e organica e vi era rappresentata anche la storia artistica dell'Italia recente.

Questa così importante opera aspettava un segno di vitalità che la riscattasse dal degrado in cui era ultimamente caduta.

E una volta tanto diciamo evviva. Quanto è stato realizzato in questi anni non è affatto il solito appiattente "restauro conservativo" ma un attento e sensibile adeguamento. Nel sottosuolo si sono sostituiti improbabili acquari e incerti alberghi diurni con un vitale e decoroso centro commerciale; alla quota della città, vi sono nuove biglietterie e ancora negozi e nel mezzanino un elegante ristorante self service. In quest'opera, gigantesca per dimensione (225mila mq) e impegno finanziario (325ml), le scelte architettoniche sono belle e calibrate. Per esempio il ristorante sul mezzanino è un ala guizzante che ben si innesta nella pensilina a doppia curvatura e permette al visitatore di sentirsi nella pancia del dinosauro. La libreria in vetro trasparente è un bell'oggetto galleggiante dentro la grande piazza coperta, e giuste e convincenti appaiono tante altre scelte.

Insomma da luogo chiuso, da "porta" alla città oggi Termini è un grande foro contemporaneo: un luogo aperto e accogliente per tutti i cittadini e non solo per i 400mila passeggeri in transito ogni giorno.

Inoltre l'ala Mazzoni che costeggia il lato lungo la via Giolitti, promette grandi cose. Centro di accoglienza e informazione al piano terra, ospiterà al primo piano una grande selezione di arte d'oggi. Anche qui al timido e incerto restauro conservativo, si sostituisce un deciso intervento. La vecchia e scura spazialità termale viene reinterpretata con i segni, i colori, gli oggetti della contemporaneità.

Aspettiamo i nuovi lavori a Milano centrale e a Napoli; Roma, diciamolo con soddisfazione è ottima. Non solo è la più grande, ma anche la più vera d'Europa, quella che con le sue stratificazioni meglio descrive la ricchezza della vita d'oggi.

Antonino Saggio
 

Cronologia della Stazione Termini

1. Prima stazione. S. Bianchi, Stazione Termini, Roma, Italia (distrutta) 1867-inaugurata nel 1874

2. Seconda Stazione Fase A progettista A. Mazzoni, Stazione Termini, Roma, Italia (1935-43 interrotta per la guerra); Fase B esecuzione dopo la vincita del concorso dei due gruppi primi classificati riuniti L. Calini, M. Castellazzi, V. Fadigati, E. Montuori, A. Pintonello e A. Vitellozzi, Roma, Italia (1947-50) seconda inaugurazione 1950

3. Terza stazione. Società Grandi Stazioni, committente progettazione (architetto responsabile Marco Tamino, a quanto pare) Inaugurata Gennaio 2000. Ala Mazzoni, committente Società Grandi Stazioni, progettista Massimiliano Fuksas (in completamento)

Stazione di Firenze autori G. Michelucci, N. Baroni, P.N. Berardi, I. Gamberini, S. Guarnieri e L. Lusanna, Stazione di Santa Maria Novella, Firenze, Italia (1933-36)

Stazione Nord-Cadorna Terminal Malpensa Milano. progettista Gae Aulenti, consulente G. Celant, scultura Claes Oldenburg e Coojsie Van Bruggen (in completamento)
 
 

Stazione centrale Milano, U. Stacchini, Stazione centrale, Milano, Italia (1912-31)