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Architettura-Italia. Una lettura critica Gioiosa Marea

di Antonino Saggio

Passo alcune settimane ogni anno a Gioiosa Marea, sulla costa tirrenica settentrionale in provincia di Messina. Per scrivere un commento sulla condizione dell'architettura italiana questa condizione mi sembra, misteriosamente, un confine molto utile. Seminerò la scena di attori, mi serviranno poi. Abbiate quindi un poco di pazienza, all'inizio. Scena 1: L'accento sulla è Il paese è di "formazione" recente. Alla metà del Settecento infatti viene abbandonata Gioiosa Guardia (già la toponomastica ne ricorda la semi inaccessibile posizione panoramica e militare) e gli abitanti si insediano in una ridente, anzi "gioiosa" insenatura sul mare. Pochi assi fondamentali segnano la nuova urbanizzazione: la strada di attraversamento longitudinale parallela alla costa (la poi famosa nazionale 113 ) e alcune vie ad essa ortogonali, di cui la più importante segna l'asse tra la stazione ferroviaria, quasi sulla spiaggia, e il camposanto sul colle, la via Raffaele Saggio. Queste strade naturalmente sono in forte pendenza visto che i monti Peloritani come si sa arrivano in questo tratto di costa quasi a picco sul Tirreno. Alla fine dell'Ottocento (e di questo ho racconti diretti) accade nella storia del paese un deciso atto di civiltà urbana: è la nascita del cosiddetto canapè e cioè di una decisa azione di ampliamento della cittadina verso Est. Il gruppo di notabili locali che ispira il piano di addizione prevede: a, di lasciare aperta la vista sul mare realizzando una ampia passeggiata lungo una terrazza-belvedere; b, di creare un giardino pubblico che corre lungo la passeggiata e costeggia la strada nazionale; c, di pianificare la costruzione di una serie di palazzi signorili prospicienti il giardino che marcano un fronte urbano "degno" e delimitano una serie più minuta di sviluppi edilizi alle loro spalle. Niente di eccezionale, evidentemente; eppure se confrontato con quanto avverrà dopo, una specie di miracolo. Un miracolo che dimostra come in quel momento giolittiano, e in quella situazione, si sia determinata una rete di relazioni che ha creato una decisione "articolata" "voluta" "pensata". Chiamiamo Disegno urbano il canapè, e lasciamolo stare lì un momento.

Immagine from from http://www.gioiosani.it/