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Perché questa Biennale “fondamentalista” ammazza l’innovazione in architettura

il gruppo nITro (New information Technology Research Office), è stato fondato nel 2003 da Antonino Saggio, professore a “Sapienza” e direttore della collana internazionale “The IT Revolution in Architecture”. Il nITro group si occupa di innovazione tecnologica nel settore dell’architettura, dell’urbanistica, del product design. Realizza installazioni, progetti, interventi critici e teorici. Ha un sito, la rivista On/Off e due laboratori uno a Roma e uno in Sicilia. Per aprire con ancora più continuità ai temi della città e dell’ambiente contemporaneo, gli architetti di nITro si alterneranno su “Che Futuro!” analizzando volta per volta un tema specifico.
L’architettura è un corpo. La 14º Biennale di Architettura ne presenta invece le diverse componenti come pezzi su un tavolo operatorio. Si spezza così ogni legame con la ricerca scientifica tecnologica filosofica del mondo contemporaneo.

Negli stessi giorni della straordinaria “Repubblica delle Idee” a Napoli, a Venezia si è aperta una Biennale di architettura Fondamentalista.
Non sono io che gli ho dato il nome. Si chiama veramente “Fundamentals” e rappresenta quanto di più chiuso all’innovazione sia possibile immaginare.
Sono andato a visitare la mostra  senza alcun pregiudizio. Ero di buon umore, ma dalla mostra sono uscito di umore addirittura euforico! Ero entusiasta, radioso. Mai avevo visto una mostra che con altrettanta chiarezza raffigurasse l’esatto opposto del mio pensiero. Avevo una grande energia, volevo dire a chi incontravo quanto fossi contrario e perché.
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Cosa fa il curatore olandese Rem Koohlaas? Beh semplicemente dichiara: “Esistono dei Fondamentali dell’architettura”. Già questo è molto discutibile, ma soprattutto Koohlaas è certissimo di quali siano questi fondamentali: sono le “parti” dell’architettura. Cioè il tetto, il balcone, le scale i corridoi! Organizza le mostra esponendo queste parti, e struttura il catalogo campionando esempi provenienti da vari repertori e fonti.
Bisogna dire che il curatore  è di una coerenza somma. Nessuna sbavatura, nessuna incertezza: tutto è coerente, sino all’icona scelta per rappresentare la sua mostra, l’ossatura nuda e cruda di una casa in cemento armato che Le Corbusier aveva disegnato in prospettiva nel 1914.
L’operazione di Koohlaas è semplice. Prende il corpo dell’architettura e lo mette su un tavolo di vivisezione. Lo taglia in pezzi: gambe, piedi, braccia, cosce e ce li presenta cosi: segati su questo tavolo. Eccoli i suoi fondamentali. Ma sia chiaro da questi pezzi nessun insieme potrà mai essere ricostruito!
Noi di nITro, pensiamo invece, che l’architettura sia un corpo e per capirlo questo corpo l‘operazione da fare sia esattamente l’opposta. Bisogna lavorare sul fatto che non sono le singole parti che devono essere esaminate, ma al contrario sono le forze magnetiche, i campi che permettono alle parti di stare insieme e creare il vortice che si chiama architettura che devono essere studiate. L’architettura è sinergia per antonomasia. 1+1 fa 3 in architettura. Se si parte dagli ingredienti non si capirà mai la magia del loro intreccio. Gli ingredienti “non sono mai il risultato”, giusto? Neanche in cucina. L’architettura è lo sforzo umano di dare significato allo spazio. E in questa fase di accelerazione tecnologica di nuove invenzioni delle scienza, dei materiali, del pensiero, delle relazioni e delle interrelazioni questo “campo” determina valore anche economico anche sociale.Venezia-Biennale-di-Architettura-2014-Fundamentals_main_image_object
La chiave è capire l’intero spettro dell’operazione di questa Biennale di Architettura (sino al 23 novembre). Che cosa vuol dire infatti
1. che esistono dei fondamentali,
2. che questi fondamentali siano le “parti” dell’edificio e
3. diffondere un credo così semplificato da una tribuna così prodigiosa,  da una sorta di arengario mediatico?
Scusatemi, ma che cosa volete mai che sia questa posizione? Si tratta, appunto di una una posizione fondamentalista. Ne abbiamo un esempio clamoroso: nelle montagne rocciose e negli altopiani desertici tra Mar Caspio, Golfo Persico e Oceano Indiano abbiamo l’epicentro. È una posizione che usa gli stessi ingredienti, le stesse parole, la stessa grammatica elementare, lo stesso potere assoluto, la stessa grettezza nei confronti del pensiero critico, della libertà individuale delle scelte di comportamento nella sfera sessuale e personale. Poche fondamentali “regole” che bloccano ogni pensiero critico, non invitano ad interrogarsi su nulla, non invitano a pensare su nulla. Insomma l’esatto opposto di quello che muove un pensiero critico e della libertà e della innovazione.
Anche a François Roche, prestigioso architetto, la mostra ha sollevato dubbi pesanti e criticando aspramente Fundamentals ha scritto  che   “creation is exactly at the opposite… articulating production and critical meaning, associating emergencies and knowledge, developing apparatuses, as said M Foucault, which question the order of discourses, meaning and authority.
Siamo contro questa mostra  contro questa mostra. E’ l’opposto di tutto quello che abbiamo cercato di fare .. developing apparatuses which question the order of discourses..
Roma, 10 giugno 2014
Antonino Saggio | | nITroSaggio
Reblog da antoninosaggio.blogspot.com

3 risposte a “Perché questa Biennale “fondamentalista” ammazza l’innovazione in architettura”

  1. Emmanuele Jonathan Pilia scrive:

    Credo che sia uno dei pochissimi articoli che colga un punto importantissimo: l’architettura non è una somma di parti!

  2. SIlvia scrive:

    Credo che il curatore abbia scelto una posizione politica (esporre architetture nella sua interezza vorrebbe dire dare voce ai concorrenti del settore). Discutibile è OGNI posizione. La Biennale è un punto di inizio, non un punto di arrivo. Mettetecela voi (noi) la creatività, in quell’ atto fantastico che si chiama COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA.

  3. Antonino Saggio scrive:

    Caro Guest, noi cerchiamo a pezzo a pezzo di costruire su Che Futuro! dei principi che innervino anche in Architettura la forza dell’innovazione. Posso capire che letti nel contesto di un articolo sulla Biennale “Fundamentals” i concetti che lei si trova davanti all’improvviso le appaiano strani e velleitari. Ma non vogliono esserlo affatto. Abbiamo pubblicato cinque articoli su Che Futuro! che tentano di esemplificare, con costruzioni e progetti, quei concetti. Per esempio in che senso possiamo parlare di “spazio dell’informazione”?. E’ facile leggerne qualcuno se ha voglia. Basta scrivere Nitro nella pagina di ricerca. La ringrazio dell’attenzione e delle osservazioni. Buon lavoro

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