Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Architettura
A.A. 1999-2000

Tesi di laurea

"Progetto di un edificio religioso: casa di formazione e accoglienza"
Massimo Sodini Relatore: prof. Rosario Gigli
 


 

RELAZIONE

Tre sono i momenti decisivi che hanno determinato la nascita e l’evoluzione di un progetto impegnativo come quello per una Tesi di Laurea dal titolo: "Progetto di un edificio religioso: casa di formazione e accoglienza".

Il primo momento, come si può vedere dalla Tav. n° 0, è stata la possibilità di collaborare con l’architetto Peter Eisenman, dal quale dopo due anni di incontri è nata una piccola pubblicazione, riportata negli elaborati. Tale circostanza mi ha permesso di sviluppare una ricerca teoretica mirata ad un atteggiamento critico nei confronti del progetto.

Il secondo momento, per me molto importante, è stato l’incontro con l’architetto Philip Johnson al Seagram Building. In quell’occasione gli chiesi:

"Cos'è che un architetto non deve mai trascurare o dimenticare?

Mi rispose: "Costruisci da ribelle e costruirai qualcosa di grande, ecco quello che un architetto dovrebbe ricordare, è la posizione più importante che un artista possa avere. Mies si era assegnato un compito segreto, quello di migliorare l’arte del suo tempo. La cosa essenziale è non dimenticare che si tratta di arte."

La mia ammirazione per il suo New Caanan Pavillion del 1996, sia per le forme che per il sistema costruttivo fu così forte da rimanere come elemento figurativo di riferimento per tutto il progetto di Tesi.

Il terzo momento ha coinciso con la conoscenza della Congregazione delle Suore Figlie della Divina Provvidenza, nelle persone della Madre Generale Damiana di Lauro e della attuale Madre Generale Carmen Perri.

Da un'iniziale proposta per un progetto di Tesi ne è scaturita una loro totale disponibilità e soprattutto fiducia.

L’area in oggetto è situata a nord di New Orleans nell’affascinante e caldo stato della Louisiana, in USA. Le foto aeree (vedi Tav n°0) mostrano come la zona sia prevalentemente immersa in un florido verde, che ha suggerito di articolare l’edificio in maniera quasi "tentacolare" per integrarsi ed emergere in modo deciso ma discreto.

Diversi sono gli elementi suggeriti dall’orografia e dal clima poiché ci troviamo in un'area soggetta a forti venti e con la presenza di una "flood zone", ovvero di un’area a forte rischio di inondazione.

Credo sia anzitutto fondamentale comprendere come la possibilità di effettuare degli incontri con la potenziale committenza, abbia permesso al progetto di seguire un programma preciso. L’intesa è stata immediata e si è rafforzata passo dopo passo.

Sin dall’inizio la nostra attenzione si è focalizzata sull’impiego del legno come elemento costruttivo principale sia per cultura che per tradizione, al quale si è affiancato un linguaggio ricco di trasparenze e di attenzioni alla qualità della luce.

La richiesta di un edificio con un'organizzazione funzionale centralizzata ha permesso di prevedere un Centro Religioso dotato di un unicum architettonico, costituito però da ali ben distinte e all’occorrenza totalmente indipendenti.

Si è giunti così ad un organico che non ha un back-side, non una sola facciata principale, ma una serie di forme in armonia tra loro e l’intorno, che suggeriscono una tensione spaziale a 360°.Tutto il Centro è nella sua piena essenza rivolto al Signore e quindi "verso l’alto". Il back side, se vogliamo, è l’attacco a terra tra l’edificio e il suolo.

Vedi Tav. n°1, Genesi: "Sette tappe della creazione progettuale".

Sono presenti molte analogie, quali il giglio, simbolo di purezza, che ritroviamo anche nel logo delle Figlie della Divina Provvidenza, i cui petali si identificano nei setti curvi della cappella.

L’arcobaleno, provvidenza e speranza, sotto forma di un setto a semicerchio, che abbraccia i fedeli che si avvicinano al Centro: concettualmente ricorda il colonnato di San Pietro del Bernini e crea contemporaneamente una liaison con la Chiesa Madre di Roma.

Il cerchio, geometria di perfezione per eccellenza, racchiude tutti gli spazi di massima sacralità, identificandosi nel piano rialzato del Sagrato.

La memoria di rigidi schemi compositivi è, a volte, abbandonata e ogni spazio si rilegge nella sua funzione.

Siamo consci che nella sua esistenza l’uomo vive continuamente di azioni e reazioni. Sotto quest’ottica il progetto vuole identificarsi come parte attiva: concependo un edificio che trasmette la spiritualità cristiana, rafforzata da una sobria ed equilibrata dinamicità delle forme.

L’architetto Borromini, nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, nega l’angolo retto, perché in natura non esiste, equivarrebbe, dice, a negare Dio. Inoltre, in tal modo, l’onda acustica non si smorza ma si riflette e si diffonde. Forti anche di questo concetto, istintivo nella natura di molti di noi, alcune delle forme progettate sono legate a geometrie presenti in natura e ad una disposizione "fluida" degli elementi componenti.

Gli spazi sacri raggiungono nella Cappella(Tav. n°5-8) la loro massima espressione creando una atmosfera eterea, vellutata, con avvolgenti lame di luce diretta e riflessa che si stagliano lungo i setti rivestiti di rame. L’altare è rivolto verso Est, verso la "nuova" luce, la luce pura del mattino che si identifica con Nostro Signore, lasciando entrare da Ovest, alle spalle dell’altare, la calda luce del tramonto. Nostro Signore, padrone dello scenario della vita: l’alba; e della morte: il tramonto. Sempre per la progettazione della Cappella viene impiegata, per le proporzioni geometriche, la sezione aurea, o sezione divina, così come troviamo nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, nel Partenone di Atene, nella Ville Savoye di Le Corbusier, ecc.

Il corpo dei percorsi (Tav n° 3-9) si identifica, nella parte finale, con il campanile che raggiunge una altezza superiore ai 10 metri. La forma di un'unghia-arco che va dal basso verso l'alto suggerisce il cammino verso il Signore: la Cappella. Il movimento è rafforzato dal corpo dei servizi, (Tav. n°9) che anch'esso ha la forma di un'unghia-arco ribaltato rispetto al primo e di proporzioni maggiori che ospita al piano terreno il refettorio con annessi cucina, deposito e lavorazione, un'area per lo svago, la palestra ed i servizi; mentre al piano superiore è dotato di una serie di ambienti che ospitano la lavanderia, gli annessi, spazi per l'asciugatura al chiuso e all'aperto, un punto infermeria, depositi etc.

L'evoluzione al Signore si identifica nella punta del campanile, ad essa si contrappone l'area terrena, fortemente ancorata al suolo, che coincide con la parte bassa dell'ala dei percorsi e con la sala polifunzionale, (Tav. n° 3-5-9) dalla quale fuoriescono le strutture che raggiungono il suolo su monolitici elementi di incastro. La sala polifunzionale, strutturalmente indipendente, ospita una sala per incontri, cerimonie o ricorrenze, la biblioteca, l'aula didattica e si interseca con l'ala dei servizi generando gli spazi della sala svago, della palestra che affaccia sulla piscina, dell'area per gli hobbies ed i servizi.

L'ala delle Madri Superiori (Tav.n° 5-7) presenta una geometria a forma di sinusoide che prosegue all'esterno come parter guida. L'ala accoglie gli uffici al pian terreno e gli alloggi al primo piano. La forma ad "S", che sta per Sorelle Superiori, crea l'ingresso formando una "V" di invito al Centro Religioso. Vengono così a generarsi l'ambito della hall e del soggiorno. L'attenzione si sposta sul vero e proprio ingresso, non quello alla cappella, né quello ai servizi, ma quello che si scopre, con grande enfasi, mano mano che si entra nel parco dalla strada principale, dopo aver superato il forte impatto con la punta-campanile.(Tav. n°4) L'invito al luogo d'ingresso è fortemente marcato da una pensilina traslucida che permette la sosta delle vetture e l'accesso pedonale evitando il sole e le intemperie. La pensilina continua internamente, attraversa l'edificio piegandosi su se stessa e fuoriesce nell'area esposta a Sud, quella di maggiore privacy dove si trova la piscina e la facciata ricettiva con i pannelli solari e fotovoltaici. (Tav. n°9)

Diversamente l'ala del Noviziato (Tav.n° 6) è concepita quasi a se stante per geometrie e tecnica costruttiva, per sottolineare il diverso iter a cui sono sottoposte le novizie. Le giovani donne provengono ancora da un mondo di regole differenti, per questo il loro edificio è generato da differenti geometrie, con diversi angoli di inclinazione sia in pianta che in alzato, che creano zone d'ombra e permettono di evitare l'inserimento di sun-screen nella parte esposta a Sud Est. Come sistema costruttivo è stato adottato quello della struttura appesa, mediante cavi d'acciaio che sostengono travi in legno lamellare, sagomate in maniera tale da permettere la riflessione della luce all'interno delle stanze. (vedi sezione Tav.n° 6)

La loro integrazione con il Centro Religioso avviene attraverso il chiostro, (Tav. n° 3-4-5-8), dove l'ala del noviziato si inserisce come una lama affilata per congiungersi alla zona sacra. Il tutto si identifica con il loro percorso interiore che culmina nel matrimonio con Nostro Signore. E' comunque assicurato il collegamento con tutti i servizi del Centro.

Non possono mancare i riferimenti agli aspetti più tipici dell’architettura della Louisiana, quali il doppio portico in altezza, con columnio di ordine differente; la sopraelevazione del piano di calpestio dovuto alla flood zone; l’uso del legno come struttura e rivestimento, (Tav.n° 1).

Anche l’acqua, presenza costante nel paesaggio, gioca un ruolo fondamentale attraversando il cuore della cappella e inserendosi come elemento purificatore per chi si reca all'altare per ricevere il Corpo di Cristo. Il suo continuo movimento rappresenta l’instancabile operato delle Suore Figlie della Divina Provvidenza. Il corso d'acqua genera il limite fisico della sacrestia, chiusa grazie a vetrate polarizzate, a trasparenza controllata, che danno la sensazione di nascere dall'acqua. Ad un certo punto la vetrata si apre per creare l'accesso per chi proviene dall'esterno. Anche in questo caso il passaggio sull'acqua, come elemento purificatore, è obbligatorio e assicurato da cubi di vetro affiancati che affiorano dall'acqua. (asson.Tav n°1-8)

Molto forte e ricca di significato è anche la spaccatura che si genera nel setto a semicerchio, che abbraccia l'area sacra, dalla quale si origina una cascata d'acqua che alimenta il grande lago come metafora della ferita nel costato di Cristo che ha alimentato la fede di S. Tommaso. (prospetto Tav n°4).

Sempre esternamente, una scala costeggia i setti della cappella, staccandosi dall'acqua per raggiungere il roof garden al di sopra dell'area sacra, dove trova sede una zona di devozione all'aperto. Il roof garden è raggiungibile anche dal campanile, lì dove si interseca con il grande vuoto ad arco. (Tav n°2-5)

Al di sotto della cappella è stata prevista una Cripta che spazialmente viene definita dal proseguimento dei setti nella parte sottostante. Essendo la Louisiana una terra soggetta ad uragani, la cripta sarà concepita in modo da funzionare come "bunker sotterraneo" nell'eventualità di calamità naturali. Lo scopo è di assicurare la sopravvivenza per alcuni giorni, dotando la struttura di strumenti e forniture atte all'occorrenza.

Sarà curioso notare a questo punto come la presenza della croce come elemento figurativo e che distingue la natura dell'edificio, compaia, a diversa scala, solo negli arredi, sia interni che esterni (vedi prospetto Tav. n°4) ma mai imponendosi in maniera perentoria come "bandiera" per chi viene da fuori. La discrezione di intuire automaticamente la natura dell'edificio man mano che ci si avvicina rafforza la sacralità dell'intero Centro, che si rivela nelle sue stesse forme.

E' opportuno sottolineare che non si tratta di una Parrocchia o di una Chiesa, ma di un Centro Religioso dotato di una Cappella e di strutture atte all'operato della congregazione. Questo non toglie che all'occorrenza il Centro "apra le braccia" ai fedeli, così come suggerisce la struttura a setto circolare metafora dell'arcobaleno e del colonnato di San Pietro.

All’esterno l’organizzazione del parco prevede: l'inserimento di assi direzionali che generano percorsi, aree organizzate, aree di sosta e di incontro anche per i fedeli; un'organizzazione della piantumazione esistente che crea aree di ritrovo tra spazi incontaminati; un collegamento con la vicina casa, acquistata in prossimità dell’area di progetto, destinata ad un manutentore e ipoteticamente alla sua famiglia. Nelle immediate vicinanze trova luogo un garage officina, per gli attrezzi agricoli e i macchinari, ricavata artificialmente da un avvallamento del terreno così da mantenere la discrezione verso il Centro Religioso. (Tav. n°2)

Non meno importanza è stata data all’aspetto dei consumi energetici. A tal proposito è stato inserito un sistema fotovoltaico a facciata, con funzione anche di rivestimento sun-screen che, seguendo il movimento del sole, doterà l’intero Centro di una totale autosufficienza in materia di energia elettrica. Il sistema fotovoltaico sarà affiancato da pannelli solari per il solo fabbisogno dell’acqua calda sanitaria. Ottenendo così un forte abbattimento dei consumi per gli anni a venire. (Tav. n°9)

La selezione dei materiali impiegati rispetterà i criteri della Bioarchitettura in merito alla atossicità ed alla biocompatibilità. Su tale settore è stata richiesta la consulenza di un docente di Bioarchitektur dell’Università di Monaco, una delle prime cattedre ad essere stata istituita in Europa.

"Sono convinto che l’architettura debba nascere e vivere nel suo proprio tempo e convertirsi a testimonianza di molte cose, non solo dell’arte"

Renzo Piano.

Siamo ormai consapevoli del cambiamento che stiamo vivendo, della globalizzazione della società moderna che porta con sé una nuova sensibilità estetica. Una sensibilità mostrata dallo stesso Vicariato di Roma nelle selezioni ai concorsi per le chiese di Roma Giubilare.

Grazie, in ogni caso, per questo incentivo e soprattutto per la vostra fiducia che ci rende forti di interpretare le mutazioni di un mondo che cambia vorticosamente.

Massimo Sodini Roma, 19. XII. 2000