Antonino Saggio'sPrefaces and Introductions to the books of

It Revolution in Architecture Series
La Rivoluzione Informatica


 

This writing was published as Preface to the book:
Paola Gregory New Scapes Territoy of the Complexity, Birkhäuser, Basilea 2003 e
Territori della Complessita, NewScapes,Testo&Immagine, Torino 2003
 

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Paesaggi Informatici
Prefazione di Antonino Saggio

Se è vero che l’architettura  si fonda sui suoi materiali specifici (l’articolazione degli usi, le concezioni dello spazio, le modalità costruttive  e tecnologiche, le ricerche sul linguaggio espressivo) è altrettanto vero che si costruisce anche attraverso l'uso di materiali "altri". Materiali apparentemente all’architettura estranei, ma che in realtà costituiscono la spina dorsale di un riferimento più ampio e più profondo che lega la riflessione architettonica al mondo, alla società, alle concezioni scientifiche e filosofiche del proprio tempo.
Ora il libro Nuovi Scapes che avete tra le mani viene a completare all’interno di questa collana  una sorta di trilogia caratterizzata proprio dalla presenza al centro della trattazione di un tema apparentemente eccentrico ma che ha da sempre influenzato la riflessione dell’architettura: se Alicia Imperiale in Nuove Bidimensionalità aveva affrontato  il tema del substrato informativo e descrittivo dell’architettura e della sua rappresentazione, e Maria Luisa Palumbo in Nuovi ventri  aveva indagato il rapporto tra uomo (e concezione dell’uomo e del corpo) e architettura,  Paola Gregory si concentra ora sulle relazioni tra concezione di natura e di paesaggio e l’architettura.

Tutti e tre questi campi sono fecondi sia singolarmente sia se visti nel loro insieme. E lo sono fecondi, tanto più  perché siamo nel momento  di un trapasso. Il suffisso "Nuovi" che accomuna tutti e tre i titoli, proprio questo sta ad indicare nele opportunità che si aprono all'architettura all'interno del paradigma informatico. Guardando insieme i tre volumi si trovano interessanti analogie, interessanti "movimenti comuni". E’ il movimento verso la complessità, il movimento verso la profondità concettuale che ci è dischiusa di fronte.
"I nuovi scapes indicano all’orizzonte un nuovo modo di vedere, progettare e abitare lo spazio, attraverso l’interpretazione dell’opera come sistema complesso di connessioni, interscambi e retroazioni, sempre aperto, flessibile, modificabile." Al contrario di quanto si può in un primo momento pensare, l’accettazione consapevole del paradigma informatico e dei suoi strumenti rende più profonde  le ragioni, le influenze, i processi.
All’aprirsi di grandi strumenti di simulazione della complessità, che è un portato fondamentale della indagine e della modellazione permessa  dalla base matematica scientifica dell’informatica, si collega un vettore di penetrazione nella ricchezza delle relazioni della materia, in un continuo ipotizzare relazioni mutevoli e interrelate, in un porre al centro il metodo delle ipotesi e delle simulazione invece che gli assunti rigidi della teoria.  La ricerca si muove così in profondità:  in una superficie che diventa carica di movimenti intrecciati  e di flussi attivi, in un corpo che e si trasforma sin nelle sue viscere e appunto in una nuova concezione di paesaggio e di natura.

Ora, il paesaggio quale fondamentale paradigma della creazione dell’architettura è diventato da almeno un ventennio  parola di riferimento per tutto il dibattito architettonico e Paola Gregory a questo tema ha già dedicato un bel saggio (La dimensione paesaggistica dell’architettura, Laterza 1998). L’uomo della civiltà post-industriale ed elettronica può rifare i conti con la natura perché se l’industria manifatturiera doveva dominare e sfruttare le risorse naturali, quella delle informazioni la può valorizzare. Almeno nei paesi tecnologicamente avanzati, questo strutturale cambio di direzione apre l’opportunità a un "risarcimento" di portata storica. In zone spesso costruite a densità altissime si può iniettare ora verde, natura, attrezzature per il tempo libero. Eppure proprio per le ragioni che dicevamo il processo non è "di superficie". Non si tratta di circoscrivere e recintare aree verdi, da contrapporre a quelle residenziali, terziarie, direzionali come era nella logica dell’organizzare dividendo della città industriale. Si tratta al contrario di creare nuovi pezzi di città integrate dove accanto a una forte presenza di natura siano presenti quell’insieme interagente di attività tipiche della società dell’informazione. Naturalmente  anche gli strumenti cambiano. Se, lo zoning era stato il modo per pianificare la città industriale attraverso la divisione in zone tra loro omogenee e distinte che simulava il concetto tayloristico di produzione industriale, la plurifunzionalità e l’integrazione è diventata la necessità della città dell’informazione e delle sue nuove aree anti-zoning. La natura cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale o liberty e neanche quella dei maestri dell’organicismo, controcanto al mondo meccanico e industriale. È diventata appunto una concezione di natura molto più complessa, molto più difficile, molto più "nascosta" ed è sondata anche dagli architetti con occhio anti romantico attraverso i formalismi della scienza contemporanea (i frattali, il dna, gli atomi, i salti di un universo che si espande, il rapporto tra vita e materia, la geometria topologica, le forme animate). Insomma, attraverso le categorie della complessità cui questo libro giustamente dedica spazio.  Nascono in questo contesto le figure dei flussi, dell’onda, dei gorghi, dei crepacci, dei cristalli liquidi e la fluidità diventa parola chiave. Descrive il costante mutare delle informazioni e mette l’architettura a confronto con le frontiere di ricerca più avanzate dalla biologia all’ingegneria alle nuove fertili aree di sovrapposizione come la morfogenesi, la bioingegneria o la biotecnologia.

L’idea è che l’architettura dopo essersi fatta essa stessa paesaggio o nelle stratificazioni e nei palinsesti di Eisenman, o nel residuale urbanscape di Gehry o nelle onde della Hadid o ancora nei movimenti scoscesi del compianto Miralles può diventare paesaggio reattivo, complesso, animato, vivo. L'informatica dunque gioca in questo contesto quattro caratteristiche chiave:
innanzitutto fornisce i "modelli matematici" per indagare la complessità chimica, fisica, biologica, geologica della natura e a partire da questi modelli di simulazione consente di strutturare relazioni nuove in progetti che ne introitano le ragioni e le dinamiche.
In secondo luogo,  l'informatica fornisce armi decisive per la costruzione reale di progetti  concepiti con queste complesse logiche "all digital" (e finalmente non abbiamo solo parole ma anche esempi realizzati,   basti pensare allo Yokohama Terminal dei "nati con il computer" Moussavi e Zaera-Polo).
In terzo luogo, l'informatica dota l'architettura di sistemi reattivi capaci di simulare comportamenti della natura, nella reazione al clima, ai flussi di uso e ultimamente anche ai comportamenti emotivi, e offre così una nuova fase di ricerca estetica di cui ci siamo spesso soffermati parlando delle sfide dell'Interattività.

E in quarto luogo l'informatica, o meglio l'era informatica, fornisce anche   un modello complessivamente diverso di città e di paesaggio urbano: misto negli usi, sovrapposto nei flussi, aperto 24 ore su 24 con attività produttive ludiche sociali e  residenziali  in cui si intrecciano strutturalmente "natura e artificio". Sono Paesaggi informatici se li guardiamo con occhi aperti al mondo della tecnologia, New scapes se pensiamo anche all'insieme di riflessioni e tensioni che questo libro, in un viaggio che non tralascia le implicazioni filosofiche ma anche le maniere di pensare  concretamente ai principi alla base delle nuove architetture, affronta in un viaggio che, crediamo, appassionerà.
 
 
 

Information Landscapes
Preface by Antonino Saggio


 

If it is true that architecture is based on its specific materials (patterns of use, concepts of space, construction methods and technologies, research into expressive language), then it is just as true that it is also built through the use of "other" materials; materials apparently foreign to architecture, but ones that in reality make up the backbone of a broader and deeper reference connecting architectural considerations to the world and society, to the scientific and philosophical concepts of their own time.

The book you hold in your hands, Newscapes, completes a sort of trilogy in this series, one characterized precisely by the central presence of a theme that, though apparently eccentric, has always influenced architectural thought. Alicia Imperiale in New Flatness dealt with the idea of the informational and descriptive substrata of architecture and its representation, and Maria Luisa Palumbo in New Wombs investigated the relationship between man (and the concept of man and body) and architecture, and now Paola Gregory will concentrate on the relationship between architecture and concepts of nature and landscape.

All three of these fields are fertile both individually as well as seen as a whole. They are even more fertile since we are now at a moment of passage. The prefix "New", that all three titles have in common, indicates specifically those opportunities that have opened up for architecture within the IT paradigm. Interesting analogies can be found by looking at all three volumes together, interesting "common movements". The movement toward complexity, toward the conceptual depth that has opened up before us and is revealed in the subtitle Territory of Complexity. "The new scapes indicate a new way on the horizon of seeing, designing and inhabiting space through the interpretation of the work as a complex system of connections, interchanges and retro-actions, constantly open, flexible and modifiable." Contrary to what one might think at first, the conscious acceptance of the IT paradigm and its tools makes reasons, influences and processes more profound.
Along with helping create great tools for simulating complexity, a fundamental outcome of the research and modeling allowed by the scientific and mathematical basis of information technology, a vector is also connected that penetrates into the richness of relations with the material, in a continuous hypothesizing of changing and interrelated relationships, in giving center place to the method of hypotheses and simulation instead of rigid theoretical assumptions. And so research goes deep: into a surface that becomes loaded with interwoven movements and active flows, into a body that is transformed to its core, and even into a new concept of landscape and nature.

Landscape as a fundamental paradigm in the creation of architecture has, for at least twenty years or so, been a reference word for the entire architectural debate. Paola Gregory has already dedicated a book to this theme (La dimensione paesaggistica dell’architettura, [The Landscape Dimension of Architecture] Laterza, Bari 1998). Human beings from the electronic and post-industrial civilization can re-settle their account with nature because if the manufacturing industry dominated and exploited natural resources, then the information technology industry can help increase their appreciation and conservation. At least in technologically advanced countries, this structural change of direction opens up the opportunity for a "compensation" of historic proportions. Green areas, nature, structures for leisure time activities can all now be placed in areas built up frequently with very high density construction. In other words, precisely because of those reasons we have already mentioned, the process is not "on the surface". We are not dealing with circumscribing and fencing off green areas to contrast with those other residential, tertiary and managerial areas as was part of the logic of organizing by dividing the industrial city. On the contrary, we mean creating new integrated parts of the city where that interacting group of activities typical of the information society exist alongside a powerful presence of nature. Naturally, the tools change as well. If zoning was the method for planning the industrial city through the division into homogeneous zones that were distinct among themselves and simulated the Tayloristic concept of industrial production, then multi-functionality and integration have now become the necessities for the information city and its new anti-zoning areas. The nature intended in this concept of landscape is no longer floral or "liberty-style"; neither is it the nature of the masters of organicism, counterpoint to the mechanical and industrial world. This concept of nature has in fact become much more complex, much more difficult, much more "hidden" and is also investigated by architects with an anti-romantic eye through the formalisms of contemporary science (fractals, DNA, atoms, the leaps of an expanding universe, the relationship between life and matter, topological geometry, animated forms). In other words, through the categories of complexity to which this book rightly dedicates space. Hidden in this context are the figures of flows, the wave, whirlpools, crevasses and liquid crystals; fluidity becomes the key word. It describes the constant mutation of information and places architecture face to face with the most advanced research frontiers, from biology to engineering, to the new fertile areas of superimposition such as morphogenisis, bioengineering or biotechnology.

The idea is that architecture, after having made itself into landscape, whether in the stratifications and palimpsests of Eisenman, or the residual urbanscape of Gehry, or the waves of Hadid or again in the precipitous movements of the late Miralles, can become a reactive landscape, complex, animated and alive. Thus Information Technology plays three key roles in this context:
First of all, it supplies the "mathematical models" to investigate the geological, biological, physical and chemical complexity of nature and, beginning with these models of simulation, allows the structuring of new relations in projects that exploit reasons and dynamics.

In the second place, IT supplies decisive weapons for the real construction of projects conceived with this complex "all digital" logic, (and finally we not only have words but real examples as well, just consider the Yokohama Terminal by those two architects "Born with the Computer", Moussavi and Zaera-Polo);

In the third place, IT endows architecture with reactive systems capable of simulating types of behavior in nature, in reacting to climate, usage flows and ultimately also emotional behavior, and so offers a new phase of esthetic research we have frequently discussed when speaking of the challenges of Interactivity.

And in the fourth place, IT, or rather the Information Age, also supplies an overall different model of the city and urban landscape: mixed in its uses, superimposed in its flows, open 24 hours a day, with "nature and artifice" structurally interwoven into production, leisure, social and residential activities. These are Information Landscapes if we look at them with eyes open to the world of technology, New Scapes if we also consider the group of considerations and comparisons that this book confronts in a voyage that neglects neither philosophical implications nor the methods of concretely considering the basic principals of this new architecture, and one that we feel is very exciting.

Antonino.Saggio@uniroma1.it
 

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