La lettura dell'articolo LA VIA DEI SIMBOLI mi ha portato a fare le riflessioni (fuori tema?) che propongo:

  1. DIETRO al richiamo esplicito alla "macchina", caratteristico di molte opere di architettura "moderna", c'è un messaggio nascosto? Anche alcune opere moderne volevano dire e dare di più, oltre al fatto di essere delle macchine efficienti. Il riferimento alla macchina può essere visto come un velo posto davanti ad una intenzione poetica? Di fronte ad alcune immagini sono portato a pensare che la ricerca di un rapporto stretto di causa effetto, quasi di necessità, tra forma, funzione e struttura, porti con sé una propria poetica, una intenzione figurativa, non dichiarata come tale e non spettacolare. Astrazione, trasparenza, dinamicità, purezza: questi caratteri possono essere considerati anche come tensione verso un ideale, espressioni di una società ideale, desiderata, utopica? In sostanza, alcuni edifici - macchina hanno, secondo me, una forte carica simbolica, sono "oggetti a reazione poetica", sono materializzazione di un mondo diverso da quello reale nel quale sono stati calati.
  2. LE immagini del museo di Gehry a Bilbao mi portano a riflettere sulla tendenza a "spettacolarizzare" l'architettura e sui significati di questa tendenza. Al di là della carica simbolica e rappresentativa espressa dall'edificio, le realizzazioni di questo tipo corrono un rischio: l'architettura - spettacolo viene spesso vissuta (e consumata) come merce e non riesce ad essere espressione di un mondo migliore e diverso da quello attuale. La domanda che pongo è: questa meravigliosa e spettacolare "macchina" è un monumento alla società attuale, un atto di adesione ai "valori" dominanti, oppure è capace di suggerire qualcosa di diverso rispetto al mondo nel quale viviamo?

Studente: Paolo Diociaiuti

Email: paolo.diociaiuti@inwind.it