Corso di Progettazione Architettonica Assistita

Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni Università La Sapienza -Roma

Antonino Saggio Home
Corso 2006 Home
 

Lettura prolusione

FAX URGENTE
per il Dr. Gianmario Andreani

Sezione Libri “Domus”

Bruno Zevi, Architettura concetti di una Controstoria, Tascabili economici Newton, Roma 1994 (pp. 100, Lire Mille)
Bruno Zevi, Architettura della Modernita', Tascabili economici Newton, Roma 1994 (pp. 100, Lire Mille)

di Antonino Saggio

I titoli, nei libri, dovrebbero essere significativi. Non sempre accade, ma quelli di Bruno Zevi, di norma, condensano l'idea, la tesi, la ragione. Allora, e' giusto che il lettore si chieda perche' un saggio di storia dell'architettura, che abbraccia un arco temporale dalla preistoria al Duemila, ha il titolo di “Controstoria”. E perche' il volume successivo che va da William Morris a Frank Gehry si intitoli Architettura “della modernita'”, invece che architettura moderna o contemporanea.
Cominciamo con Controstoria. Il libro e' una terrificante disamina dell'architettura di svariate migliaia di anni e lascia ben poschi edifici integri nelle abituali teche storiografiche. Zevi combatte ancora una volta Giedion che non riconosce consapevolezza architettonica alla preistoria. Demolisce poi il tipo del tempio greco e la conseguente mitizzazione neoclassica. Rivendica invece l'eccezione e la trasgressione dell'Eretteo di Filocle ad Atene. Se il mondo greco e' scultoreo, quello romano sviluppa in dieci secoli di storia lo spazio interno e il continuum, sino alla Villa Adriana. Nel Medioevo l'autore sottolinea l'imprecisione del Romanico “nelle cavita' troppo compresse, nelle simmetrie non rispettate, nei pilastri non a piombo...” e nella scoperta del muro, valido per se' e non piu' per le ornamentazioni aggiunte.
Dopo il “traballante romanico” e l'affascinate ibrido che si ha al Sud tra la cultura araba e quella normanna, Zevi ricorda il Gotico e soprattutto Arnolfo di Cambio e il suo palazzo Vecchio a Firenze.
Nel Quattrocento, Brunelleschi non e' il padre del ritorno all'antico “ma mantiene l'eredita' gotica, la poetica delle linee-forza”. Il Rinascimento e' soprattutto trattatistica, regole, ossessione per una astratta citta' ideale, fino a che non arriva il non finito di Michelangelo, la plasticita' di Palladio e poi gli invasi ellittici di Borromini e di Guarini. Poco si salva della vicenda italiana nei secoli seguenti (Rococo', Illuminismo, Neoclassicismo, Eclettismo). Nel Novecento, il Futurismo non crea architetti, la Metafisica “sfibra ed infetta tutte le arti”, Terragni “e' il primo personaggio italiano a rientrare nel circuito internazionale”.
Il volume, con pochi cenni al dopoguerra, ci lascia. La storia dell'architettura italiana, e' dissodata con un impeto travolgente che lascia il lettore quasi annichilito. Quale speranza, quale possibilita' di lavoro? Ma, sedimentando, lo shock si decanta, una volonta' di superamento riemerge: la critica che combatte lo status quo, non rassicurandoci, ci aiuta.
Critica e architettura sono positive solo se negano: combattono consuetudini, norme e regole per affermare il valore originale della ricerca artistica. Il progetto di architettura, di per se' prosa compromissoria tra funzione, costruzione e bellezza, si deve spingere oltre. La funzione diventare tensione verso spazi umani e organici, la costruzione segnare l'audacia della conquista dinamica dello spazio, la bellezza essere annullata nel ricominciamento del Grado zero. Un'idea canonizzabile e imbalsamata di “bellezza”, anzi, non esiste: e' estranea a qualsiasi modernita'.
Se questo volume rappresenta i primi due capitoli di un lavoro che per Zevi si protrae “da oltre Trent'anni per produrre una Controstoria dell'architettura in Italia, un 'De Sanctis dell'urbatettura' (urbanistica + architettura)”, Architettura della modernita', puo' essere visto in due modi: un approfondimento delle vicende degli ultimi 150 anni allargata all'intero quadro internazionale, oppure il compendio (a Mille lire) della famosa Storia pubblicata nel 1950 e successivamente ampliata. In realta', leggendolo, vi si trovano soprattutto condensati, spesso in poche righe, dei giudizi penetranti e lapidari su grandi artefici. E questi giudizi, come quelli sul passato piu' lontano del primo tascabile, sono spesso il frutto di opere monografiche dello stesso autore oppure di lavori di grandi studiosi a cui Zevi, quando e' il caso, lascia la parola. Il libro e' meno traumatico del precedente e contiene nell'ultimo paragrafo la ragione del titolo. “L'ultimo valore consegnato al terzo millennio attiene al rapporto tra architettura moderna e democrazia liberal-socialista. Su questo terreno vibra la testimonianza di Terragni, Persico e Pagano, per i quali la modernita' - quella che fa della crisi un valore, una morale contraddittoria, dice Baudrillard, e suscita un'estetica di rottura - era sinonimo di vita etica e civile. L'architettura e' il termometro e la cartina di tornasole delle giustizia e della liberta' radicate in un consorzio sociale. Decostruisce le istituzioni omogenee del potere, della censura, dello sfascio premeditato, e progetta scenari organici. Fuori di una modernita' impegnata, sofferta e disturbata non c'e' poesia architettonica”.
La modernita' (e con essa l'Architettura della Modernita') non e' un valore temporalizzabile, e' uno stato, una tensione che “fa della crisi un valore”. E' un esito che da' prospettiva a una vita di lavoro, una tesi che per la sua perfetta stringatezza fa pensare a una formula matematica (E=mc2, per esempio). All'autore stesso, che nasconde la scoperta in un inciso, svelarne nei prossimi lavori tutte le implicazioni.
Ma perche' il primo libro si chiama Controstoria?. La risposta arriva dal retro di copertina del secondo volume. Nelle poche righe biografiche, tra le decine di libri, i progetti, le cariche e gli onori l'autore sceglie per definirsi la formulazione “seguace di Carlo Rosselli e membro del Partito d'azione”.
Ora, guardando al suo lavoro con una prospettiva storica (il primo volume e' di 50 anni fa) non possiamo non pensare a come Zevi rappresenti uno dei piu' grandi esponenti di una generazione di antifascisti che, al di la' delle idee di ciascuno, si riconosceva contro la barbarie, la guerra, la dittatura, l'olocausto. Zevi e' un uomo controcorrente e questo, anche come studioso, e' il suo messaggio, le sue idee, la sua Storia: fare uscire i monumenti e il passato dalla pura filologia, accettarli come vivi, amarli e combatterli come se d'oggi e, attraverso la critica anche asperrima, agire per una profezia di architettura e di societa'. Cento pagine a Mille lire possono essere un ottimo strumento per qusta battaglia.
Antonino Saggio
 

 

Approfondimenti a cura degli Studenti