Corso di Progettazione Architettonica Assistita

Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni Università La Sapienza -Roma

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Corso 2005 Home
 

I Ciclo: L’impatto dell’informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea. Il World Wide Web

Quarta Lezione: La Lunga Crisi prima Parte
 

To DO: per Martedi 5 Aprile ore 9 e MArtedi 12
 

A. Leggi  Nuova soggettività. L'architettura tra comunicazione e informazione vai
 

B. Estrapola un punto del testo e citalo in apertura al tuo: esempio

" A Dessau tutti i ponti con l'edilizia del passato vengono drasticamente eliminati "

C. Approfondisci commenta e sviluppa un concept sul concetto di Strumento

Vuo dire

Birelli Pratici:

A. pensare a uno strumento pre digitale che non è elettronico nè informatico da iondustiale in giù
B Immaginare  come e perchè interessa/ossessione/appassiona (dalla vela alla bussola al coletllino svizzero alla lente, alla ruota ecctera ecctera
C SULLA BASE "Anche" di letture ragionamenti fare un salto:
D Spedire il CONCEPT VIA EMAIL a Antonino Saggio ENTRO il 5 aprile ore 9 e a chi si vuole della lista degli altri assistenti e collaboratori (vedi Home Page) e O studenti (vedi Indirizzario)
CONCEPT:
Scrivere dieci righe (accompagnata da una sola immagine se si vuole, se no solo testo) che illustri spiechi evochi drammatizzi figurizzi questo concept
.
Bibliografia
di Primissima approssimazione sullo Strumento
due articoli AS:
Dalla terra al CAD Vai
Tappeti Volanti Vai
Gli scritti sopra individuati servono a stabilre il nostro mondo di intendere lo strumento. Anche se non sono specialistici consentono di avere una sufficiente approssimazione concettuale.
Poi seguire i film  delle riprese delle conferenze che si tengono al Corso nella parte monografica "the Tool" vai

 

Poi usare a scelta un volume di questa lista:

Domenico De Masi, La Fantasia e la concretezza, Mondadori Milano 2003  (in particolare la prima parte)

Vittorio Marchis, Storia delle Macchine tre millenni di cultura tecnologica, Laterza, Bari 1994 (con ampia bibliografia sulle macchine strumenti precisi)
Probabilmente come lettura generale:
Thomas Kuhn,  La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi,Torino 1969
se si vuole dare un'occhiata a dei discorsi apparentemente letterari
guardare
primo Levi, Il sistema periodico, Einaudi Torino
o dello stesso autore La a chiave a stella
Approfondimenti bibliografici consigliati dal prof Giannandrea Jacobucci:
Io se dovessi ( ma poi come ho fatto e faccio)...consiglierei avanti a tutto generiche ( si fa per dire) letture di neurologia. psicologia della coscienza per arrivare alla formazione del pensiero creativo, per poi arrivare a testi squisitamente epistemologici..nell'ordine in cui ti ho scritto e a memoria ( per poi circostanziarti meglio con un poco di tempo: un epocale immenso prezioso LE NUOVE FRONTIERE DELLA MENTE di  SABATINI /IANNEO tascabili economici newton ( i mille lire insomma)ma ne vale molto di più. Qui non c-è che l'imbarazzo della scelta  LA MENTE LE MENTI di Dennet superbur scienza.. LA NUOVA MENTE DELL'IMPERATORE DI Penrose  poi ti cirrcostanzierò l'editore ma poi il GENE EGOISTA DI DAVKINS DA ME SEMPRE CITATO credo ancora Superbur scienza. Fondamentale LA TRAMA DELLA REALTà DI DAVID DEUTSCH.... testo cerniera tra la formazione del pensiero e l'epistemologia a questo punto di Baldini per la Armando editore CONGETTURE SULL'EPISTEMOLOGIA E STORIA DELLA SCIENZA   libro chiaro piccolo...facile... Popper e Kuhn a questo punto ma devo vedere in biblioteca testi esili e facili..Credo ma non ne posseggo esistano testi "riassuntivi" dei loro pensieri... ti sarò più chiaro,, Alla fine ..secondo me....ripeto secondo me farei loro leggere libri sulla creatività e sul pensiero creativo.. che riflettono sul sinettismo appunto e sulla serendipità...che credo siano poi le cose che vuoi estrarre dai tuoi studenti Edward del Bono uno per tutti....nel suo ESSERE CREATIVI...

 
 

Domande: CERCARE E CONSIGLIARE
: Esisterà un bel libro su gli "sturmenti" come strumenti di precisione e di misura

tipo una storia che va dal Groma alla Bussola, all'orologio alla clessidra??

 
 

D. Pubblica il tuo approfondimento "concept" nella tua home page

E. Invia "il link" a Antonino Saggio ENTRO MARTEDI 12 APRILE 2004 ore 9
"con un taglia e incolla vivo" Antonino.Saggio@fastwebnet.it

 
L'ampiezza della crisi alla nascita del Mondo industriale
 
 

1. Lo schema a priori Boullée/Durand

2. La logica della costruzione


Decimus Burton e Richard Turnes, Serra a Kew 1844-48


Ernest Flagg? singer bld. New York 1906-08

3. L'artigianato "totale"


Phili Webb Casa Rossa 1859 ca


Voysey disegno di tessuto 1889 ca
 

I Ciclo: L’impatto dell’informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea. Il World Wide Web

Quarta Lezione: La Lunga Crisi Seconda Parte
4 aprile 2004

La figura della sineddoche e Gli approfondimenti
 

4. L'interscambiabilità e poi lo Stile


Horta, Casa Van Eetvelde, Bruxelles 1897-1900
 

5. il Simbolo della contraddizione

Stazione di Miano Inaugurata nel 1931 Arch. Ulisse Stacchini progetto 1912 Stazione di lione


Monet Stazione Saint Lazare 1885 ca
 

To DO:
Leggi Dalla Terra al Cad

Fermenti Nuovi

I nuovi P


Pisarro 1889 ca

 
Paul Citroen, Metropolis

La logica A


Cezanne Montagna Saint Victoire 1895 ca
 
 

Verso l'I


cezannedrappoA79
 

La  Cavaliera

cezannePutto94.jpg

La Logica S e quindi di nuovo A

caillebotte frutta81
 

noPa del B, Arte è D e quindi la Ar come N


Picasso Demoiselles d'avignon 1907 ca

Domande o double check

4.

Che cosa è: Il panno della natura morta di Cezanne e perchè
A come cosa?
La stazione è simbolo di che?

 
Approfondimenti a cura degli Studenti


Il museo “Nemo” di Renzo Piano ad Amsterdam ha finalmente la sua Dory

"loredana torraco" <loto@cemig.191.it>
Enrico di Blasio db_enrico@yahoo.it

Alla fine di questo primo giro giro mi sembra si possa avere il titolo di cui sopra
AS
 

On 8-04-2005 15:56, "loredana torraco" <loto@cemig.191.it> wrote:

un' altra Dory potrebbe essere quella del film della Disney "Alla ricerca di Nemo" dove Dory è un pesce chirurgo che accompagna Marlin, un pesce pagliaccio, nella ricerca del figlio perduto Nemo, anche perchè il museo della scienza di Piano è rivolto per lo più ai bambini per il modo in cui è stato allestito, il pubblico partecipa attivamente alla mostra come se fosse un gioco
Loredana Torraco
 

Per quanto riguarda la dory l'unica cosa che mi veniva in mente è che Renzo Piano va spesso in barca a vela, dory è un tipo di imbarcazione da pesca (letto su un mio libro di modellismo navale)...poi ho trovato questo e tutto si è chiarito:
http://www.nautica.it/info/cultura/dory.htm <http://wpop24.inwind.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Link=http%3A//www.nautica.it/info/cultura/dory.htm>
buona risposta!
a presto
Enrico Di Blasio
db_enrico@yahoo.it
 
 
 

Grazie del Commento. Tra l‚altro ha fatto bene a ricordarmi il  nome.
Esiste una Dory?

AS

On 2-04-2005 11:44,  "loredanatorraco@inwind.it" <loredanatorraco@inwind.it>  wrote:
 

„L'informazione è il vero  valore aggiunto di qualunque merce.‰
(da "Nuova soggettività.L'architettura tra comunicazione e  informazione")

Nel periodo che stiamo vivendo ˆ la terza ondata  ˆ un bene non è solo una merce che può essere acquistata o venduta, ma è  fortemente legata all' informazione nel senso che il perfetto funzionamento  è dato per scontato e ciò che lo rende sicuramente piacevole è la sua forma,  la sua immagine ma sopratutto la storia che racconta.
La narrazione fa  parte del progetto architettonico perchè in esso è espressa una trama che  racconta noi stessi.

Il museo delle scienze di Amsterdam - Nemo  - di R.Piano, ma già presente nell' auditorium di Utzon e nel Guggenheim di  Bilbao, il progettista usa delle metafore per narrarci qualcosa.
In Nemo  per esempio, con la sua forma di vascello ancorato nel vecchio porto su di  un terreno artificiale, è narrata la pratica olandese di edificare territori  sottraendo spazio all' acqua.

Credo che il ritorno alla  simbologia e alla narrazione, interrotte durante l'epoca moderna, sia una  necessità per noi che viviamo la terza ondata, infatti non è più sufficiente  possedere un particolare oggetto per distinguerci dalla massa, ma è  necessario che questo racconti di noi per farci sentire diversi ma  partecipi.
Il modo in cui facciamo architettura rispecchia il modo in cui  viviamo ed è inevitabile che questo atteggiamento sia presente in  essa.
 
 

Au fond de l'Inconnu pour trouver le nouveau!

On 20-03-2003 13:22, "marco" <marcolivieri@hotmail.com> wrote:

a proposito della lunga crisi dell'800 volevo condividere questa poesia di charles baudelaire Rêve parisien tratta da les fleurs du mal (prima edizione 1857)
Leonardo Benevolo cita questa poesia ne la città nella storia d'europa (laterza, 1993) : "baudelaire cerca una via d'uscita dallo spleen della città presente verso il passato, attraverso la memoria individuale, o verso il futuro, attraverso il meccanismo ancora più fragile del sogno. Nel Rêve parisien l'estraniamento è così acuto che sembra cogliere [.....] un frammento di futuro..."

E in effetti non ha forse Baudelaire indicato la strada da seguire?

"Au fond de l'Inconnu pour trouver le nouveau! " -in fondo all'Ignoto per trovarvi il nuovo!-

 marco olivieri 2003
 
 

CII

SOGNO PARIGINO

A Constantin Guys
 

I  Ancora stamane mi rapisce
l'immagine lontana ed esitante
di quel terribile paesaggio
che nessun uomo vide mai.

Il sonno è pieno di miracoli!
Per un strano capriccio ,
avevo escluso da certe visioni
l'irregolare vegetale;
ed io, pittore fiero del mio genio,
assaporavo nel mio quadro
l'inebriante monotonia
dell'acqua, del metallo e del marmo.

Che Babele d'arcate e di scalee!
Che palazzo infinito
pieno di fontane e di cascate
su un oro opaco e brunito;

E che pesanti cateratte,
come cortine di cristallo,
stavano sospese, scintillanti,
lungo pareti di metallo.

Non alberi, ma colonne
circondavano stagni addormentati,
dove si specchiavano, come donne,
delle naiadi imponenti.

Distese azzurre d'acqua,
fra argini verdi e rosati,
coprivano milioni di leghe,
verso il limite dell'universo.

Erano pietre inaudite
e flutti magici; erano
specchi immensi abbagliati
da tutto quel che riflettevano!

Nel firmamento,
dei Gange incuranti e taciturni,
versavano i tesori delle loro urne
in abissi di diamante
Ed io, architetto delle mie fantasie,
facevo passare, a piacere mio,
sotto un tunnel di pietre preziose
 un oceano docile;

e tutto, anche il colore nero,
sembrava netto, chiaro, iridescente;
il liquido incastonava la sua gloria
nel raggio cristallizzato.

Altrove nulla, neanche in fondo al cielo
qualche stella o traccia di sole,
che illuminasse quei prodigi:
brillavano d'un fuoco proprio!

E su quelle meraviglie mobili
si librava (terribile novità!
tutto alla vista, nulla all'udito!)
un silenzio d'eternità.

II
Ho riaperto gli occhi pieni di fiamme
e ho visto l'orrore nella mia stamberga;
sono rientrato in me stesso ed ho sentito
la spina degli affanni maledetti.

La pendola dal rintocco funebre
suonava brutalmente mezzogiorno;
il cielo versava le sue tenebre
sul triste mondo intorpidito.

Rêve parisien
(A Constantin Guys)

I

De ce terrible paysage,
Tel que jamais mortel n'en vit,
Ce matin encore l'image,
Vague et lointaine, me ravit.

Le sommeil est plein de miracles!
Par un caprice singulier
J'avais banni de ces spectacles
Le végétal irrégulier,

Et, peintre fier de mon génie,
Je savourais dans mon tableau
L'enivrante monotonie
Du métal, du marbre et de l'eau.

Babel d'escaliers et d'arcades,
C'était un palais infini
Plein de bassins et de cascades
Tombant dans l'or mat ou bruni;

Et des cataractes pesantes,
Comme des rideaux de cristal
Se suspendaient, éblouissantes,
A des murailles de métal.

Non d'arbres, mais de colonnades
Les étangs dormants s'entouraient
Où de gigantesques naïades,
Comme des femmes, se miraient.

Des nappes d'eau s'épanchaient, bleues,
Entre des quais roses et verts,
Pendant des millions de lieues,
Vers les confins de l'univers:

C'étaient des pierres inouïes
Et des flots magiques, c'étaient
D'immenses glaces éblouies
Par tout ce qu'elles reflétaient!

Insouciants et taciturnes,
Des Ganges, dans le firmament,
Versaient le trésor de leurs urnes
Dans des gouffres de diamant.

Architecte de mes féeries,
Je faisais, à ma volonté,
Sous un tunnel de pierreries
Passer un océan dompté;

Et tout, même la couleur noire,
Semblait fourbi, clair, irisé;
Le liquide enchâssait sa gloire
Dans le rayon cristallisé.

Nul astre d'ailleurs, nuls vestiges
De soleil, même au bas du ciel,
Pour illuminer ces prodiges,
Qui brillaient d'un feu personnel!

Et sur ces mouvantes merveilles
Planait (terrible nouveauté!
Tout pour l'oeil, rien pour les oreilles!)
Un silence d'éternité.

II

En rouvrant mes yeux pleins de flamme
J'ai vu l'horreur de mon taudis,
Et senti, rentrant dans mon âme,
La pointe des soucis maudits;

La pendule aux accents funèbres
Sonnait brutalement midi,
Et le ciel versait des ténèbres
Sur le triste monde engourdi.


Rapa

On 24-03-2003 0:33, "andrea di laurenzio" <andreo@tiscalinet.it> wrote:
 

il calcolatore è sicuramente la rapa del nosrtro secolo, ma tanto il primo come il secondo denunciano più il bisogno di informare o di essere informati?
i modelli lignei di michelangiolo prima di servire ai mastri costruttori non erano forse necessari allo stesso buonarroti per aiutarsi a esprimere le sue idee?
quando eseguiamo una modellazione siamo noi che valutiamo quali siano le viste da mostrare per controllare i punti significativi del nostro progetto o per una verifica dello spazio progettato.
 

Disegnare

On 23-03-2003 23:55, "Michele Lisena" <mlisena@inwind.it> wrote:

riporto un brano della premessa di Bruno Zevi in "Rinascimento e manierismo"
Controstoria dell'architettura in italia, Enciclopedia Tascabile, Tascabili Economici Newton, 1995):

 "E' l'età della prospettiva, scoperta deleteria poiché, al posto della realtà vissuta, pone come obiettivo la sua rappresentazione tridimensionale. Da quel momento, a parte i trasgressivi, gli architetti non pensano più agli spazi, ai volumi, agli snodi e ai percorsi, ma solo al modo di graficizzarli. Per facilitare tale compito, impoveriscono la loro strumentazione, geometrizzano, mortificano l'edificio in uno scatolone. Impera da allora l'assolutismo sadico del disegno, che provoca una strage professionale: migliaia e migliaia di persone dotate rinunciano a fare gli architetti perché <non sanno disegnare>, mentre a quelli che sanno disegnare dovrebbe essere precluso l'accesso alle facoltà di architettura."

 Questo brano di Zevi può, a mio avviso, essere attualizzato e descrivere appieno il difficile rapporto tra architettura e informatica. Si potrebbe affermare che troppo spesso, purtroppo, molti architetti non pensano più all‚architettura “reale” ma solo a quella “virtuale”. Troppo spesso oggi nelle fascinose „rappresentazioni elettroniche dei  progetti‰ si sacrifica l‚architettura e i suoi contenuti reali.

Nel suo articolo "Dalla terra al Cad" afferma:

 “Non è di per sé garanzia di buona architettura, ma fornisce una possibilità di dialogo con clienti e i collaboratori che Michelangelo non aveva."

Garantire una “buona architettura” dovrebbe, a mio avviso, essere sempre e comunque l’obiettivo più importante del fare architettura.


Liberare l'anima

On 26-03-2003 1:08, "Massimo Fanasca" <maximo@mclink.it> wrote:

RIFLESSIONI
suscitate dalla lettura dell'articolo "Dalla terra al CAD" del 16/12/2000 pubblicato in ARCH'IT

SUL VALORE DELLA PROGETTAZIONE MENTALE

Da Pietro Abelardo (Dialectica, prima metà del XII sec.) a Leon Battista Alberti (De Re Aedificatoria, forse 1445-1450) a Raffaello (Lettera a Baldassarre Castiglione, 1515), la natura mentale del progetto non è mai stata posta in dubbio.

Quello su cui è possibile discutere è la tecnica di restituzione dell'idea architettonica, da sempre influenzata dalla "maniera cognitiva" (cioè dal modo di pensare) proprio d'una data cultura, e che a sua volta determina il risultato architettonico. Da Vitruvio (De Architectura, ultimo quarto del I sec. a.C.), per tutto il medioevo, e rimanendo agli esempi citati, per l'Alberti (De Re Aedificatoria) e Raffaello (Lettera a Leone X, 1519, scritta con Baldassarre Castiglione), la rappresentazione dell'idea architettonica era affidata principalmente a disegni di piante, sezioni, prospetti. Daltronde la maniera cognitiva diffusa nell'Europa occidentale sino a buona parte del XX sec., è stata dominata dai concetti aprioristici di orizzontalità, verticalità, perpendicolarità.

MICHELANGELO, dall'interno del modello rinascimentale, opera una prima importante RIVOLUZIONE: pur accettando per buoni programmi celebrativi, un'idea di visione monocentrica, forme di comunicazione figurative, modelli urbani chiusi e sistemi di costruzione continui, riesce a percepire la complessità della realtà e la crisi di valori che attraversa la cultura del suo tempo. E cerca nuovi parametri di comprensione del reale: alla presunzione delle regole di natura, immutabili e intelligibili, sostituisce la consapevolezza della mutevolezza della realtà vivente, della distanza della realtà materiale dalla perfezione, della dignità e della potenza espressiva di ciò che non è come gli altri avrebbero voluto che fosse. L'architettura diventa espressione d'uno stato dell'anima, che interpreta la vita vissuta come dramma. Michelangelo riesce, come Cezanne, a rappresentare per paradosso, attraverso la mutevolezza, l'essenza delle cose (vedi i "Prigioni" del 1530-34).

Il neoplatonismo non rappresenta una via di fuga, ma la percezione chiara e distinta della preminenza dell'idea non solo sulla funzione, ma anche sulla forma (vedi il tema del "non finito"). Non importa lo studio dei tipi, né la sostituzione delle regole imperanti con altre: da questo punto di vista la rivoluzione michelangiolesca è superiore a quella tentata da Victor Horta col suo nuovo stile.

È a Michelangelo che si devono i processi mentali da cui scaturiscono le architetture-sculture di Gehry: Buonarroti stesso riteneva di essere nato per la scultura; e se credeva che "la pittura mi pare più tenuta buona quanto più va verso il rilievo" (Lettera a Benedetto Varchi, 1546), probabilmente doveva pensare lo stesso per l'architettura (poiché "la pittura, e l'architettura e la scultura trovano nel disegno la loro sommità"; Francisco De Hollanda, Dialoghi romani con Michelangelo, 1548).

Quello che Michelangelo possedeva, e che nessun modello elettronico potrà mai riprodurre, è la capacità di "cogliere" idee: nel proprio cervello, o meglio, nella propria Anima.


Michelangelo, Schiavo al Risceglio dettaglio 1530-34 Galleria dell'accademia Firenze

On 24-03-2005 17:08, "Vendetti Emanuele" <ven.ema@tin.it> wrote:

Dalla Terra al CAD: e lo strumento cannocchiale

"In cento anni una nuova rivoluzione si è compiuta.

La rivoluzione copernicana ha collocato fuori dal globo terreste il fulcro
del cosmo."

Prima della cosiddetta rivoluzione Copernicana:

"Le stelle, rappresentano oggetti eterni, divini e immutabili, che si
muovono con velocità uniforme intorno alla Terra, e descrivono la più
regolare e perfetta di tutte le traiettorie, quella della circonferenza
senza fine. Questa convinzione fece sorgere diversi "modelli", detti
"modelli geocentrici", perché avevano in comune l'ipotesi che la Terra,
concepita come sfera, fosse al centro dell'Universo. Modello geocentrico
vicino alle tematiche religiose.

IL TEMPIO DI STONEHENGE  (3000 a.C.)
 
 
 
 

Monumento megalitico è forse il primo esempio di osservatorio astronomico,
quindi il primo "Strumento" per osservare le stelle e prevedere le eclissi,
per elaborare calendari del lavoro agricolo basati sul corso della luna.
Volontà di capire esplorare ciò che è sconosciuto.

GALILEO GALILEI fu uno dei più grandi protagonisti del dibattito cosmologico
che si sviluppò agli inizi del'600, e riuscì in ambito più strettamente
scientifico a superare i limiti del sistema copernicano sia a livello
teorico che a livello sperimentale.

Grazie allo sviluppo di un tipico lavoro di astronomo, ma sicuramente grazie
ad uno "strumento" da lui stesso realizzato: "il cannocchiale".

Il Cannocchiale senza dubbio è uno strumento innovativo che ha dato il via
alla stesura di nuovi "modelli", si passa da un modello geocentrico dove la
terra era il fulcro dell' universo conosciuto, a modelli dove la terra entra
a far parte di un grande sistema e risulta essere un puntolino nell'
universo; da qui il concetto di crisi: infatti  il cambiamento dei modelli o
del "paesaggio mentale", come bagaglio di informazioni che sono state
incamerate, e che fino ad allora caratterizzava la società del tempo viene
ad essere modificato e ancor peggio completamente cambiato e
rivoluzionato.(condanna della chiesa )

Il cannocchiale in qualche modo ha fatto aprire il mondo a quello che lo
circonda, da uno stato introverso si passa ad una visione estroversa del
mondo conosciuto, si cerca di scoprire di capire il perché e il come delle
cose, anche se lontanissime c'è la volontà di avvicinarle per avere l'illusione
di tenerle vicine appunto per comprenderle e capirle meglio. Quindi c' è una
sorta di volontà di raggiungere quello che non è raggiungibile di spingersi
verso un "infinito" che è sempre più lontano e sempre più inarrivabile,
perché in qualche modo esula da concetto di tridimensionalità, per sfociare
in una idea che far partecipare anche un quarto fattore, la quarta
dimensione e cioè il "tempo"; (infatti anche con il più potente dei
cannocchiali, si riescono a vedere i pianeti, cioè la loro luce che è
partita in un punto temporale del nostro passato, ed è giunta a noi adesso
proprio quando la stiamo vedendo, pensando di partire e di raggiungere la
fonte (o la riflessione) quasi sicuramente rimarremmo delusi non trovando
niente. in qualche modo stiamo vedendo un passato di un altro punto dell'
universo) ma sicuramente legato al concetto di cannocchiale c'è il concetto
di "microscopio" altro strumento elaborato da Galileo che non è altro che il
complementare del concetto di infinito: + / -

 infinitamente grande / infinitamente piccolo

l' unico fatto è che noi siamo dentro all' infinitamente grande ci siamo
dentro e dobbiamo ravvicinare quello che è estremamente lontano.

mentre per l'infinitamente piccolo possiamo avere una visione esterna, e
dobbiamo ravvicinare quello che è estremamente piccolo.

Ma se noi siamo all'interno di un qualcosa estremamente grande, e siamo
esterni ad un qualcosa di estremamente piccolo, e se il concetto di infinito
è giusto, e logico pensare che all' interno dell' estremamente piccolo in
relazione possa esserci un qualcosa o un qualcuno che è nelle stesse nostre
condizioni. teoria della relatività???


Ma chi Crea i Simboli?

On 23-03-2005 14:15, "alessia.latini" <alessia.latini@libero.it> wrote:

La "via dei simboli". Un percorso, una strada che ci sta portando ad una sintesi linguistica, ad un uso sempre maggiore della singola parola per definire un concetto. Viviamo in un mondo di SEGNI, segnali di obbligo, di convincimento, di ammaliamento. Come avviene la decodificazione, in che modo un SEGNO può diventare un SIGNIFICATO? Il processo è lo stesso che trasforma il „dato‰ in „informazione‰, ovvero l‚ attribuzione di una convenzione, che permette di creare quindi una oggettivizzazione. In questo modo il segno si trasforma in SIMBOLO. Poniamoci anche un‚ altra domanda: come si creano le chiavi di interpretazione, le convenzioni? I due soggetti principali di questo processo sono i „comunicatori" dei simboli ed i fruitori degli stessi. I primi possono attingere dalla conoscenza comune oppure inventare dei nuovi simboli, dando vita spesso ad un nuovo processo di mini-stratificazione culturale. I fruitori, a loro volta, non devono fare altro che attingere alle proprie conoscenze, dando un significato a volte anche non coerente con la volontà del „comunicatore" oppure, nel caso di nuovi simboli, decidere come interpretarli e se accettarli o meno. Mi vengono in mente a proposito due casi che appartengono alla storia dell‚ architettura. Pensiamo alla distruzione degli edifici di Ledoux da parte dei rivoluzionari che avevano ad essi attribuito un simbolo di potere. Pensiamo a Bilbao e alla trasformazione di una città industriale in decadenza in una città in cui si vende „immagine". Pensiamo al rifiuto della popolazione basca di una simbologia nella quale non si riconoscono, perché non fa parte della propria storia, della propria cultura.
 



On 31-03-2005 9:53, "Valeria Cataldi" <valeria@bonomogallery.com> wrote:

“Interattività fisica vuole dire che l’architettura stessa muta”
 

Con la parola “interattività” sono emersi dalla mia memoria una serie di paesaggi mentali legati piuttosto all’interazione nello spazio di diverse entità fisiche, quali persone o cose, oggetti più in generale, che si sollecitano l’un l’altro.

Ma quello che più mi interessava era la domanda che c’è a monte: perché, anche in campo artistico, tante volte si è cercata questa interattività? E come?

Ovviamente le risposte potrebbero essere senza fine ma ho deciso di concentrare l’attenzione sull’interpretazione che dà Vito Acconci di interattività all’inizio della sua carriera artistica.

Le sue prime performances nei lontani anni Sessanta-Settanta nascevano da un tentativo di divenire parte dell'architettura, «non più un'entità nello spazio ma parte della stanza, del pavimento, dell'ambiente», l’ambiente erano le pareti bianche delle gallerie dove il suo corpo diveniva immagine. Non più opere d’arte statiche da posizionare in un luogo casuale ma installazioni legate intimamente al luogo in cui si trovano.

C’è inoltre da tener presente come il pubblico fosse parte costituente di tali esibizioni: in “Proximity Piece”, 1970, l’artista si avvicina moltissimo a qualcuno in un museo, quasi sfiorandolo, intervenendo sul piano simbolico poiché il museo è proprio il luogo del non-contatto, sin dall’ingresso si sa che non si deve toccare, solo osservare. L’interattività diviene ancora più profondamente fisica (utilizzando il corpo nella sua totalità) intervenendo nello spazio, e quindi nell’architettura, che la contiene.

L’importanza di questo artista non si fermava solo alla Body Art, ma arrivava molto oltre: Acconci filmava, fotografa, documentava in mille modi i suoi gesti, le sue azioni, in un certo senso faceva già dell’arte-informazione, pubblicità di sé stesso come opera d’arte in continua trasformazione e in continuo dialogo con il pubblico (interattiva dunque?).