Graduation Thesis/Tesi di Laurea

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Antonino Saggio I Quaderni

Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Architettura

 

Questo progetto fa parte della ricerca della Cattedra di Antonino Saggio
Tevere Cavo una infrastruttura di nuova generazione per Roma tra passato e futuro
pubblicata nel 2016 in questo volume:


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Progettazione di un istituto carcerario attenuato per madri detenute, a Porta del Popolo elo scalo de Pinedo,
Tevere Cavo, Roma

Gabriele Stancato
AA 14-15 Tesi Discussa il 29 Novembre 2015
Relatore Antonino Saggio

 


Dopo quattro secoli Roma riscatta Annuccia (Anna Bianchini), l’annegata del Caravaggio nella Morte della vergine del 1605 grazie al progetto di laurea di un neo architetto.
Si chiamava Anna Bianchini, era una prostituta e Caravaggio lo sottolinea vestendola di rosso, che era il marchio imposto. Annuccia era incinta. Si è uccisa per questo non riuscendo a pensare ad un futuro per sé è il suo bambino?. Con ogni probabilità sì, e si è uccisa forse nel tratto dannato del Tevere appena fuori la Porta del Popolo vicino al loro ghetto.
Il giorno 29 ottobre 2015 Gabriele Stancato con Antonino Saggio relatore ha discusso alla Facoltà di Architettura di Roma Sapienza una tesi che riscatta, appunto dopo quattro secoli, la morte di Annuccia e quella di migliaia di derelitte abbandonate, madri incinte prostitute e ladre.
Propone per l’area del lungo Tevere tra il Pinedo e Ponte Margherita, un Istituto carcerario attenuato per madri detenute con bambini. E’ l'Unione europea che ce lo impone. Il progetto di Stancato è una equazione matematica, è l’arringa di un tribuno, è l’indagine di un appassionato investigatore. Fa comprendere come questa proposta sia effettivamente importante, per la storia dell’area, per il suo stato assurdo di abbandono e degrado, per la necessità politica di dare un segnale di civiltà, per la presenza di tecnologie informatiche che lo rendono possibile e per la presenza di iniziative produttive che sviluppano concretamente il recupero delle madri detenute con il lavoro. L’architettura e il progetto affonda nelle crisi e dà forza e coraggio.

Il progetto Overflow nasce dalla considerazione dello stretto rapporto che nella storia di Roma hanno avuto fin dal principio Tevere-Città-Carcere e dal voler fronteggiare la gravissima condizione in cui vertono le strutture carcerarie. Si ricorda che la corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per violazione dei diritti umani con una sentenza del 2013.
In questo progetto in particolare si fronteggia la particolarissima condizione delle madri detenute e dei loro figli che le accompagnano fino all’età di sei anni. questa situazione impone lo sviluppo di un modello virtuoso che permetta a queste donne di divenire membri proattivi nella società e garantire un futuro dignitoso ai propri bambini.
Forse pochi sanno che nella zona di Porta del Popolo è esistita fino a tempi relativamente recenti la leggenda che ivi si trovasse la sepoltura dell'imperatore Nerone, questo fatto diede per lungo tempo un'aura nefasta alla zona che divenne presto rifugio di criminali e prostitute, infatti vicino al Muro Torto era presente un luogo di sepoltura per personaggi reietti, al punto che venne soprannominato "Muro Malo".
Il destino di questa zona iniziò a cambiare solo nel 1099 d.C. dopo il catartico abbattimento a colpi di scure da parte di papa Pasquale II del “Noce Maledetto” nato sopra i resti della tomba neroniana e la posa della prima pietra di Santa Maria del Popolo alla quale è conseguito il lento sviluppo a nord della città.
Tale sviluppo però non ha compreso una zona pur centralissima, tra ponte Pietro Nenni e ponte Regina Margherita, in prossimità di piazzale Flaminio e piazza del Popolo, di circa quindicimila metri quadri che risulta negletta fino a tempi recenti nei quali è stata trasformata in un cantiere mai avviato e poi ridotto a discarica a cielo aperto.
La struttura proposta, ospita sia dei blocchi residenziali per le detenute concepiti per far vivere i bambini in un ambiente quanto più possibile vicino alla normalità e laboratori di formazione professionale per le detenute, nonché servizi di sanità all’interno e luoghi per la socialità oltre che per la commercializzazione dei prodotti sviluppati dalle detenute stesse. Questo approccio garantisce che la struttura sia oltre che autosufficiente anche produttiva.
Gli edifici si presentano come corpi emersi, collegati tra loro a grappolo tramite un sistema ipogeo che ospita alcune delle funzioni principali; in tal modo il complesso si presenta fortemente aperto e permeabile assorbendo e accogliendo i flussi di turisti e di popolazione che hanno nello spazio pubblico del parco occasione di ritrovare il contatto con il fiume e avere ristoro nel passaggio da una meta all’altra o nei momenti di tranquillità della vita quotidiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L'Arca # 278 , International Architectural magazine published the strategy of the Urban Green Line and this this project-

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