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Appendice alla conferenza di Saggio "Giuseppe Terragni Viate e opere libro testo e ipetertesto" del 26.novembre 2004
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Estratti dal libro: Antonino Saggio, Giuseppe Terragni  Vita e opere, Laterza, Roma 2004 :
 

In questi mesi del 1936, si allontana anche dalle committenza privata milanese e dai più diretti risvolti polemici della battaglia dellÕarchitettura. Meno impegnato nei grandi concorsi, quasi ultimata la costruzione della Casa del fascio che verrà pubblicata in ottobre, gravita di più sulla sua Como. Di giorno in cantiere, dove si impone per la sua capacità, ma anche per la forza Ð era fatto di "cemento armato" dice Sartoris[i], il quale ricorda che spezzava a martellate le lastre difettose per evitarne il montaggio Ð lavora la notte in una stanza disordinata separata dallÕambiente più grande dello studio. La sigaretta tra le labbra, il gatto sul tavolo o sulle ginocchia schizza "i suoi progetti su carta minuta[ii]" e poi li trasferisce su quella millimetrata. Sembra godere di un momento di ispirazione che consente alla sua ricerca di compiere lo sviluppo di cui abbiamo già visto alcuni esiti. Il progettare in questo clima assume un ruolo totalizzante, un carattere assoluto.

"Non ho più conosciuto nessuno, dopo Terragni (anche dopo Cattaneo) che riuscisse a vivere come noi vivevamo, completamente estraniati dal mondo degli svaghi, dei divertimenti, dello sport, delle gite, della villeggiatura, del riposo. Si pensava, si parlava unicamente di arte"[v]

 
 
Note

[i]Sartoris 89 p. 104 e "Quando arrivavano le lastre della facciata, Terragni si presentava in cantiere il mattino presto: sai, faceva mettere due cavalletti, guardava la lastra e, se aveva un difetto, con un martello la spaccava! 'Perch* Ð diceva Ð se dico che non va .... il capomastro: Si, si, Non la mettiamo! la mette da parte, ma appena giro le spalle la rimette, e una volta in opera non la si può più togliere, perché vanno giù anche le altre...' Le spaccava; era forte ed era molto severo; aveva ragione: devono essere così gli architetti".

[ii]"... inserendo cenni di paesaggio di particolare rilievo con le matite colorate" Zoccoli81 p. 9 che prosegue "Lavorava con la sigaretta tra le labbra su fogli sparsi di cenere e di residui di gomma derivante dalle cancellature che di tanto in tanto respingeva con un soffio ai margini del foglio o sul suo gatto che era quasi sempre adagiato sulle pratiche". Anche Sartorisdescrive Terragni al lavoro in maniera molto simile "altre volte lo si vedeva arrivare vestito col cappotto Ð c'era sempre il suo gatto sul tavolo da lavoro, un tavolo da lavoro disordinato Ð spostava il gatto, poi, mezzo seduto, mezzo in piedi, cominciava a schizzare, a disegnare, per ore." Sartoris 89 p. 104-105.

"Giuseppe Terragni era in realtà un lavoratore instancabile, solito rintanarsi nel piccolo locale studio personale, 'cella progettuale', dove stava rinchiuso per ore, in compagnia del suo amato e inseparabile gatto; in continuo e accanito schizzare, sovrapponendo idea ad idea, soluzione a soluzione, isolamento che non ammetteva e consentiva interruzioni e violazioni da parte di noi collaboratori." (Parisi93 p. 76).

"Lavorava in una piccola stanza piena di disegni e di libri col gatto che gli passeggiava fra le mani. Lavorava spesso di notte per non essere disturbato; al mattino restava a letto fino a tardi, sempre col suo fedele gattone [pare, 'Battista'] steso ai piedi." (Scalini 68 p. 61).

 
[v]Radice 69 p. 8.
 
 

Archivio GT

Sino a quà quanto si sapeva dal volume del 1995. La pubblicazione della foto con un piccolo cane accanto ad un binocolo militare apparsa per la prima volta in Atlante Terragni novembre 2004 (vai) e la contemporanea evidenziazione durante la conferenza di Saggio del 26 Novembre di una foto della Campagna di Russia, in cui si nota il medesimo cane,  cresciuto, porterebbe a credere che Terragni durante i tremendi mesi della campagna di Russia abbia avuto come amico questo piccolo bastardino. E' una conferma, oppure una rivelazione per chi non sente.

 


Foto Archivio GT Como

Foto Archivio GT Como
 
 
 
 



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