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E' scomparso Giancarlo De Carlo, una dolorosissima perdita per l'architettura italiana
milano 3 giugno 2005


 

Si è aperta da pochi giorni al Maxxi di Roma la pregevolissima mostra "Giancarlo de Carlo Le ragioni dell'architettura". Questa parola - "le ragioni" - è  così profondamente decarliana, lo ritrae così lucidamente e in una maniera così netta e sincera da pensare che proprio lì, in quelle profonde e irrinunciabili "ragioni"  sia il più forte messaggio che ci ha lasciato. La  parola segreta e il motore di ogni sua azione.
 


 

Giancarlo De Carlo è stato uno dei grandi intellettuali italiani di questo dopoguerra perché ha tenuto insieme il lavoro specifico dell'architetto con una precisa visione del mondo. Il centro propulsivo del suo pensiero è consistito nel cercare nell'individuo la ragione e il fine di qualunque organizzazione sociale o spaziale.

E' una tensione progettuale che  non riguarda solo l'architettura ma anche il modo di De Carlo di partecipare alla storia italiana a partire dagli anni cruciali della guerra: come non pensare al giovanissimo capo partigiano milanese che scambiava le missive con Giuseppe Pagano chiuso a San Vittore, o all'impegno urbanistico e politico sulle battaglie del Piano di Milano negli anni Sessanta, o alla fiera rivendicazione delle proprie posizioni nella famosa Triennale "mai aperta" dopo il 68, insomma al significato dell'impegno individuale come atto, se serve, anche "estremo"?.

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Per la ricorrenza della scomparsa di Giancarlo De Carlo, Urbino organizza una festa il 24 giugno (2006)
...Giancarlo De Carlo è stato uno dei grandi intellettuali italiani di questo dopoguerra perché ha tenuto insieme il lavoro specifico dell'architetto con una precisa visione del mondo. Il centro propulsivo del suo pensiero è consistito nel cercare nell'individuo la ragione e il fine di qualunque organizzazione sociale o spaziale.
E' una tensione progettuale che non riguarda solo l'architettura ma anche il modo di De Carlo di partecipare alla storia italiana a partire dagli anni cruciali della guerra: come non pensare al giovanissimo capo partigiano milanese che scambiava le missive con Giuseppe Pagano chiuso a San Vittore, o all'impegno urbanistico e politico sulle battaglie del Piano di Milano negli anni Sessanta, o alla fiera rivendicazione delle proprie posizioni nella famosa Triennale "mai aperta" dopo il 68, insomma al significato dell'impegno individuale come atto, se serve, anche "estremo"?.... dettagli sulle manifestazioni per il 24 >> ancora su as su gdc >


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